Venezia, che non avevo mai vista e che avevo tanto desiderato di vedere, mi parlava più ai sensi che all'anima ; i suoi monumenti, dei quali non conoscevo la storia e non intendevo la bellezza, m'importavano meno dell'acqua verde, del cielo stellato, della luna d'argento, dei tramonti d'oro, e sopra tutto della gondola nera, in cui, sdraiata, mi lasciavo andare ai più voluttuosi capricci della immaginazione. Nei calori gravi del luglio, dopo una giornata di fuoco, il ventolino fresco mi accarezzava la fronte andando in barca tra la Piazzetta e l'isola di Sant'Elena o, più lontano, verso Santa Elisabetta e San Nicolò del Lido : quello zeffiro, impregnato dell'acre profumo salso, rianimandomi le membra e lo spirito, pareva che bisbigliasse nelle mie orecchie i misteri fervidi dell'amor vero. Cacciavo nell'acqua sino al gomito il braccio nudo, bagnando il merletto che ornava la corta manica ; e guardavo poi cadere una ad una dalle mie unghie le gocciole somiglianti a brillantini purissimi. Una sera tolsi dal dito un anello, dono di mio marito, dove splendeva un grosso diamante, e lo gettai lontano dalla barca in laguna : mi parve di avere sposato il mare.
La moglie del Luogotenente volle condurmi un giorno a vedere la galleria dell'Accademia di Belle Arti : non ci capii quasi nulla. Poi con i viaggi, con la conversazione dei pittori (uno, bello come Raffaello Sanzio, voleva ad ogni costo insegnarmi a dipingere) qualche cosa ho imparato ; ma allora, benché non sapessi niente, quell'allegrezza di colori, quella sonorità di rossi, di gialli, di verdi e di azzurri e di bianchi, quella musica dipinta con tanto ardore di amor sensuale non mi sembrò un'arte, mi sembrò una faccia della natura veneziana ; e le canzoni, che avevo udito cantare dal popolo sboccato, mi tornavano nella memoria innanzi alla dorata Assunta di Tiziano, alla Cena pomposa di Paolo, alle figure carnose, carnali e lucenti del Bonifacio.
Mio marito fumava, russava, diceva male del Piemonte, comperava cosmetici : io avevo bisogno di amare.
Camillo Boito Senso
La femme du Lieutenant me conduisit un jour à la galerie de l'Académie des Beaux-Arts : je n'y compris à peu près rien. Plus tard, les voyages, la conversation des peintres (l'un d'eux, beau comme Raphaël Sanzio voulait à tout prix m'initier à la peinture) m'ont appris quelque chose ; mais à l'époque, bien que je fusse ignorante, cette allégresse des couleurs, cette sonorité des rouges, des jaunes, des verts, des bleus et des blancs, cette musique peinte avec une telle ardeur d'amour sensuel, me semblèrent non point de l'art mais un aspect de la nature vénitienne ; et les chansons que j'avais entendu chanter sans pudeur par des gens du peuple me revinrent en mémoire devant l'Assomption dorée du Titien, la Cène pompeuse de Paolo, et les corps charnus, charnels et brillants de Bonifacio.
Mon mari fumait, ronflait, disait du mal du Piémont, achetait des cosmétiques : moi, j'avais besoin d'aimer.
Traduction : Jacques Parsi, éditions Actes Sud, 1983
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